“Stai con me”: le ultime parole di Arcangelo Correra a Renato Caiafa
“Stai con me”. Sarebbero state queste le ultime parole di Arcangelo Carrera, il giovane ucciso ferito mortalmente poco prima delle 5 di sabato scorso, in piazzetta Sedil Capuano a Napoli, con un proiettile in fronte partito da una pistola che in quel momento era tra le mani di un suo amico, Renato Caiafa. A portarlo in ospedale furono gli stessi amici mentre poche ore dopo lo stesso Caiafa si è costituito, convinto da una zia.
L'udienza di convalida si è svolta questa mattina, il gip ha disposto la detenzione in carcere ma non ha convalidato il fermo. Caiafa è accusato dalla Procura di Napoli e dalla Squadra Mobile di detenzione e ricettazione dell'arma, una pistola con matricola abrasa, e per questi reati era stato emesso il provvedimento; il giovane è inoltre stato denunciato a piede libero per omicidio colposo.
Secondo l’avvocato del giovane, Giuseppe de Gregorio, Caiafa avrebbe risposto a tutte le domande del giudice ribadendo sostanzialmente il contenuto degli interrogatori giàa resi: “Il mio assistito ha ripetuto di aver rinvenuto la pistola nella stessa occasione in cui l’ha maneggiata e dice di averla trovata alloggiata sul pneumatico di un’autovettura che sosta spesso in quel punto. Dice di essersi incuriosito, di averla presa e una volta mostrata agli amici sarebbe partito il colpo”.
Sarebbe questa la versione di Renato Caiafa che, al termine di una serata passata con la fidanzata, avrebbe sentito per telefono proprio Arcangelo, suo amico fraterno, per prendere appuntamento in piazza. “Renato è consapevole della tragedia che si è sviluppata – spiega il legale – è distrutto da un punto di vista mentale perché ha coscienza di aver interrotto la vita di quello che ha definito essere un fratello. Dice che non fa altro che pensare a questa scena e sembra addirittura che dopo l’esplosione del colpo si siano scambiati delle parole dato che il ragazzo non è morto subito. "Stai con me", gli avrebbe detto Arcangelo, ma non è bello entrare in questi dettagli”
Nessun gioco a scarrellare, secondo quanto riferito dall’avvocato di Caiafa ma al momento le versioni non combaciano. Insieme ai due giovani erano presenti infatti altri amici. “Quattro o 5, compresa la vittima” sottolinea l’avvocato, secondo il quale “è normale che in una vicenda del genere ciascuno cerchi di ritagliarsi il ruolo del solo spettatore o dello spettatore distratto. Cercare quindi di minare il contenuto dichiarativo del Caiafa attraverso il non immediato riscontro di chi era lì presente fa parte della fisiologia dell’essere umano”. Le versioni dei presenti, dunque, non combaciano ma, secondo il legale di Caiafa, si tratterebbe del normale e umano tentativo di “allontanarsi da un fatto drammatico”. “In ogni caso – ha sottolineato – nessuno ha fatto riferimento ad eventuali litigi” e “da quello che riferisce, il mio assistito era la prima volta che maneggiava un’arma”
L’avvocato De Gregorio aveva chiesto che il fermo non fosse convalidato ritenendo insussistenti il pericolo di fuga o di inquinamento aggiungendo che “per poter rispondere di porto e detenzione dell’arma devo aver esercitato il possesso dell’arma ma, se come dice Caiafa, l’ha rinvenuta e maneggiata sul momento, mancano i presupposti per dire che l’arma sia appartenuta a lui”